AGOSTINO

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Vita di Agostino

Nasce ad Tagaste nel 354 d.c., Africa romana. Suo padre è patrizio pagano e sua madre era cristiana. Agostino trascorre la giovinezza tra Tagaste e Cartagine coltivando gli studi classici. La lettura di Cicerone lo porta verso la filosofia. Nel 374 aderisce alla setta dei manichei, leggendo Aristotele però vengono messe in dubbio le verità del manicheismo. Per un periodo Agostino accetta le teorie dello scetticismo per poi abbandonarle. Agostino si reca a Roma e poi a Milano dove viene persuaso dal vescovo Ambrogio sulle verità cristiane e diventa catecumeno. La madre venuta con lui lo influenza ancora di più e Agostino diviene cristiano definitivamente. Agostino scrive contro gli accademici che corrisponde allo superamento dello scetticismo. Viene battezzato da Ambrogio. Diviene sacerdote e poi vescovo di Ippona. Le sua attività da vescovo consistono non solo nella difesa e al chiarimento dei principi cristiani ma anche alla lotta contro i nemici di esso: manicheismo, donatismo, pelagianesimo. Agostino muore nel 430. Le sue opere principali sono: Confessioni, la città di dio, la vera religione e la dottrina cristiana.

Tratti principali de pensiero agostiniano

Con Agostino la speculazione teologica perde il carattere dell’oggettività per saldarsi alla dimensione soggettiva dell’uomo. Ciò che Agostino offre agli altri è ciò che lui ha raggiunto per se stesso. Il centro della speculazione di Agostino coincide con l’esplicitazione della sua personalità. L’atteggiamento della confessione è l’atteggiamento del pensatore che ha lo scopo di chiarire se stesso a se stesso e di essere quello che deve essere. Agostino vuole conoscere l’anima e Dio:-L’anima è l’uomo interiore, l’io nella semplicità e nella verità della sua natura.–Dio è l’essere nella sua trascendenza e normatività, senza il quale non è possibile riconoscere la verità dell’io. In questa interiorizzazione della filosofia, Agostino ha dei predecessori platonici a cui fa spesso riferimento, soprattutto a Plotino. Per i neoplatonici però l’introspezione era un privilegio solo per il saggio, mentre per Agostino può essere fatta da ogni uomo. Agostino raccoglie anche la patristica precedente: i concetti fondamentali non subiscono variazioni ma si arricchiscono di un significato che prima non avevano: Agostino li fonda nella ricerca. La ricerca è la dimensione essenziale dell’uomo nella sua totalità, tutto l’uomo ricerca: ogni elemento della sua natura muove verso l’essere che solo può dargli consistenza e stabilità. Tale ricerca trova nella ragione la sua disciplina e il proprio rigore ma non è esigenza di pura ragione. Agostino propone con forza l’istanza della ragione, come aveva fatto Platone ma a differenza di quella platonica, quella agostiniana è radicata nella religione. Dio guida e determina la ricerca umana sia come speculazione che come azione: la speculazione, nella sua verità, assume i tratti della fede nella rivelazione e l’azione, nella sua libertà, diviene grazia concessa da dio.

Ragione e fede

Lo scopo della ricerca di Agostino è conoscere dio e l’anima. Dio e anima non richiedono due ricerche diverse perché cercare l’anima significa cercare dio. Ragione e fede sono strettamente unite e collaborando si rafforzano a vicenda. Per capire è necessario credere e viceversa per avere una fede salda è indispensabile comprendere ed esercitare l’intelletto, cioè filosofare. Credi per capire e capisci per credere. L’oggetto della ricerca agostiniana non è il cosmo ma l’uomo, la persona nella sua singolarità irripetibile e nella sua apertura a dio.

Dal dubbio alla verità- argomenti contro lo scetticismo

Agostino sostiene che non è possibile dubitare e ingannarsi su tutto perché la nostra esistenza è indubitabile: se anche dubitiamo e ci inganniamo su di essa, dobbiamo per forza esistere. Se mi inganno vuol dire che sono: non si può ingannare chi non esiste. Per dubitare della verità si deve in qualche modo essere già nella verità. Il dubbio presuppone un rapporto dell’uomo con la verità. Pur essendo nella verità, l’uomo non è egli stesso la verità. L’uomo è infatti imperfetto e mutevole, mentre la verità assoluta è perfetta e immutabile e possiede totalmente se medesima, di conseguenza la verità non può essere che Dio. Dio è perfetto in essere, conoscenza, e volontà mentre l’uomo è imperfetto in queste 3 componenti. Per scoprire che sono imperfetto devo avere l’idea della perfezione, che è dio; dio stesso ci ha messo dentro l’idea della perfezione e di dio stesso, la perfezione è l’idea di Dio.

La teoria della illuminazione

L’uomo non è la verità ma solo colui che ne accoglie una parte come dono, l’essere umano non essendo e non possedendo di per se la verità, la riceve da Dio, che simile ad una vivida luce illumina la nostra mente. La dottrina agostiniana dell’illuminazione ha un presupposto filosofico preciso: la teoria platonica della conoscenza. Come Platone, Agostino ritiene infatti che sia nell’uomo esistano delle verità, o dei criteri di giudizio, che non possono derivare dalla mutevole percezione dei sensi, cioè dall’esperienza. Platone con la teoria della reminiscenza faceva derivare tali verità dal mondo delle idee, Agostino con la teoria della illuminazione le fa provenire da Dio. La verità immutabile non è la ragione, cioè l’uomo, ma è la legge della ragione. Se la ragione è superiore alle cose di cui giudica, la legge in base alla quale essa giudica è superiore alla ragione, poiché scaturisce da quella legge o ragione suprema che è Dio. Infatti la verità non sta nelle cose ma nell’uomo che giudica, anche se la verità non si identifica con la natura mutevole dell’uomo, bensì con l’immutabile luce divina che le permette di conoscere. Chiudersi in se stessi e guardarsi dentro è la via maestra per arrivare a Dio, la verità di Dio trascende l’uomo quindi essa non è mai pienamente posseduta.

Una forma di misticismo?

La teoria di Agostino non ha alcun carattere di misticismo. La verità non è stabilita nell’uomo ma è a lui esterna e superiore, e Dio è il luogo dove essa è inscritta. Il punto di partenza della conoscenza è la sensazione che è la reazione dell’anima ad un dato esterno. La ragione poi interviene a giudicare secondo criteri ideali e assoluti. L’illuminazione è appunto la capacità di cogliere tali criteri perfetti in Dio, in quanto egli ne è il principio. Si tratta di uno strumento presente nella ragione naturale dell’uomo. Per Agostino una cosa è la possibilità di pervenire ad alcuno verità, un’altra è la capacità di riconoscere in Dio il fondamento di queste nozioni, ed è solo tale capacità a essere riservata al credente e a distinguerlo dagli altri uomini.

Gli attributi di Dio

Dio è identificato con la verità, Dio è anche essere al sommo grado. Dio è essere e verità, trascendenza e rivelazione, padre e logos. L’uomo ricerca dio nella interiorità della propria coscienza. Lo spirito santo è amore, quindi dio è amore, oltre che essere e verità. Amore e verità vanno congiunti: non ci può essere amore se non per la verità e nella verità. Amare dio significa amare l’amore, ma non si può amare l’amore se non si ama: l’uomo perciò non può amare dio che è amore, se non ama l’altro uomo. L’amore fraterno tra gli uomini non solo deriva da dio ma è dio stesso. Cosi come dio si rivela come verità solo a chi cerca la verità, allo stesso modo si offre come amore solo a chi ama. Non è possibile cercare dio se non attraverso l’atteggiamento della confessione: entrando nella propria interiorità e riconoscendo il proprio autentico sé. Se l’uomo non cerca se stesso, non può riconoscere dio. L’uomo non può riconoscere la trascendenza se non cerca, ma non può cercare se la trascendenza non lo chiama a se. Dio nella sua trascendenza è dunque la condizione della ricerca da parte dell’uomo. Dio è la condizione dei rapporti umani, in quanto amore e condiziona e rende possibile ogni amore. Perciò l’amore divino o spirito santo, è la condizione che porta l’uomo non solo verso se stesso e verso dio, ma anche verso gli altri uomini.

La struttura trinitaria dell’uomo e il peccato

La possibilità di cercare dio e di amarlo è radicata nella stessa natura umana. Gli uomini sono creati ad immagine e somiglianza di dio, hanno quindi la possibilità di ritornare a lui e riconoscerlo. A rendere possibile il ritorno a lui è la struttura trinitaria dell’uomo: l’uomo è, conosce e ama, proprio come dio è essere(padre), intelligenza(figlio) e amore(spirito santo). L’uomo è composto di tre facoltà: -esistenza-intelligenza-volontà o amore. Queste tre facoltà costituiscono un solo individuo e una sola vita. La stessa struttura interiore dell’uomo rende possibile quindi la ricerca di dio. L’uomo è e in quanto essere è bene. Tuttavia l’uomo può però allontanarsi o decadere dall’essere, e in tal caso pecca. La costituzione dell’uomo gli dà la possibilità di rapportarsi a dio ma non garantisce che ciò avvenga.  L’uomo vecchio è l’uomo che vive secondo la carne e l’uomo nuovo e colui che vive spiritualmente. Ogni uomo può diventare uomo nuovo seguendo la vita di spirito, scegliendo la vita carnale l’uomo allora pecca. La vera scelta è solo aderendo a dio, peccare significa scegliere di non aderire alla scelta di dio. Il peccato è rinuncia a ciò che è sommo per adattarsi a ciò che è inferiore.

Il problema della creazione e del tempo

La creazione dal nulla

In quanto essere dio è il fondamento di tutto ciò che è, e dunque è il creatore di tutto.  La stessa mutevolezza del mondo come questo sia essere e come debba essere stato creato dal nulla e ad opera di un essere sterno. Agostino in antitesi alla filosofa antica afferma che Dio ha creato il mondo dal nulla. Agostino analizza le tre tesi sull’origine del mondo elaborate dalla filosofia: dualismo, emanazionismo, creazionismo. Il dualismo platonico va scartato perché implica un dio artigiano e una materia esterna ad esso preesistente, che limiterebbe la potenza di dio. Secondo l’emanazionismo dio tra il mondo dalla sua sostanza, e questo è impossibile perché il mondo sarebbe divino in quanto identico a dio. Dio allora ha creato il mondo dal nulla, attraverso la parola.  Parola intesa come logos, ovvero il figlio di dio che è coeterno a dio. Il figlio ha in se le idee cioè le forme immutabili delle cose, e in conformità ad esse tutte le cose vengono create. Queste forme sono l’eterna e immutabile ragione per cui a attraverso la quale dio ha creato il mondo. Idee platoniche cessano di essere entità esistenti di per sé e diventano i pensieri eterni di dio. Iperuranio=mente di dio o logos. Le idee divine determinano la divisione e l’ordinamento delle cose.

Il tempo e l’eternità

In principio dio ha creato…. Se dio è immutabile e perfetto come si può immaginare un mutamento nella sua volontà per cui prima vuole e poi realizza. Agostino risponde dicendo che dio è l’autore non dolo di ciò che esiste nel tempo ma anche del tempo stesso. Prima della creazione non c’era un tempo, l’eternità è al di sopra di ogni tempo: in dio nulla è passato presente o futuro perché il suo essere è immutabile. Tra dio e le creature esiste una differenza ontologica che vieta di attribuire a entrambi una forma di durata omogenea. Il tempo presuppone il mutamento e rimane estraneo all’immutabilità di dio che è assenza di tempo o eternità. Bisogna distinguere tra eternità che è realtà permanente e tempo che implica mutamento. Il tempo non è una realtà permanente. Noi misuriamo il tempo nell’anima, non misuriamo il passato o il futuro ma conserviamo la memoria del passato e attendiamo il futuro. C’è nell’anima l’attesa del futuro, il ricordo de passato, e l’attenzione per il presente.

Polemica al manicheismo e il problema del male

Il mondo e l’uomo celano molti mali fisici e morali. Agostino inizialmente ammetteva due principi opposti: bene e male in continua lotta tra loro. Poi abbandona questa tesi manicheistica perché metteva in dubbio l’incorruttibilità di dio. Se dio però è bene amore e provvidenza perché esiste il male, e da dove deriva? Il male non deriva dalla materia come diceva Platone poiché la materia essendo creatura di dio è bene. Agostino allora nega la realtà sostanziale del male e dice che esso è una forma di non essere del bene. Tutto ciò che deriva da dio è essere e quindi bene, bene e essere coincidono. Il male è privazione del bene. Il male non ha una realtà metafisica sua propria. Dio quindi non crea il male ma solo bene di cui il male è privazione. Nel mondo ci sono però mali fisici e morali. I mali di natura:-o derivano dalla struttura gerarchica dell’universo, che richiede esseri superiori e inferiori;-o fungono da elementi necessari per l’armonia del cosmo. I mali fisici non esistono perché e solo un momento di una totalità che è bene. I mali fisici sono la punizione per il peccato originale. E quindi hanno una funzione complessivamente positiva. Il male morale risiede nel peccato che è una rinuncia a dio e si volge a ciò che è inferiore. Il male non esiste o è dovuto all’uomo. Agostino negando la realtà del male si rivolge ad un atteggiamento di ottimismo teologico.

 

La polemica contro il donatismo

Basava la sua dottrina sul principio dell’assoluta intransigenza della chiesa nei confronti dello stato. La chiesa doveva essere inferiore allo stato e sottostarvi. I fedeli potevano scegliere se giudicare validi i sacramenti ricevuti dai ministri religiosi che non si attenevano alle regole. Agostino afferma la validità dei sacramenti indipendentemente dalla persona che li somministra.

Polemica contro il pelagianesimo

Problema del libero arbitrio e della grazia. Il monaco Pelagio critica le dottrine di Agostino: Pelagio negava che Adamo avesse indebolito la libertà originaria dell’uomo e quindi la sua capacità di fare il bene. Il peccato di Adamo costituiva solo un cattivo esempio e che non toglie all’uomo la possibilità di reagire e decidere per il meglio. Pelagio era convinto che l’uomo potesse operare virtuosamente senza bisogno del soccorso straordinario della grazia divina. Riteneva dunque inutile l’opera redentrice di cristo. Agostino reagisce dicendo che con Adamo aveva peccato tutta l’umanità. L’umanità doveva quindi avere una punizione alla quale poteva sottrarsi solo con la grazia. Per spiegare la trasmissione del peccato Agostino si appella al traducianesimo, per il quale l’anima viene trasmessa da padre a figlio attraverso la generazione del corpo. Agostino qui si inclina verso un pessimismo radicale riguardo alla natura dell’uomo. Agostino poi insiste sul carattere imperscrutabile della scelta divina che sembra escludere alcuni uomini dalla salvezza per sceglierne altri. Principio per cui la libertà umana si identifica con la grazia di dio: la volontà è libera solo quando non è asservita al peccato ed è questa libertà che può essere restituita all’uomo solo dalla grazia divina. Il primo libero arbitrio dato ad Adamo consentiva nel poter non peccare. Perduta questa libertà l’uomo è costretto a non poter non peccare, l’uomo può vincere il peccato solo con l’aiuto della grazia divina. Una libertà diversa è concessa in dono ai beati, quella di non poter peccare. Il poter non peccare, la liberazione totale del male, è dunque una possibilità dell’uomo interamente fondata su un dono divino.

Libertà, grazia, predestinazione: teoria della salvezza

La grazia è un fattore:-determinante: le disposizioni che renderanno l’uomo giusto e che lo porteranno alla salvezza dipendono da dio, dal conferirgli o meno la grazia. –non è determinante: la grazia di dio concessa coopera con la volontà dell’uomo di essere salvato. La teoria di Agostino non prende nessuna delle due parti e rimane un po’ ambigua, la grazia divina è comunque in ogni caso indispensabile per la salvezza. Da un lato dio concede a tutti la grazia necessaria alla salvezza e poi l’uomo ha la possibilità di usarla e salvarsi, dall’altra la grazia è concessa solo ad alcune anime.

La città di dio

Agostino scrive la città di dio dopo il sacco di Roma per difendere la chiesa, i romani vedevano il cristianesimo come debolezza dell’impero e la sua forza nel paganesimo. La lotta tra vita secondo la carne e secondo lo spirito domina anche la storia nella quale c’è una lotta tra due città o regni corrispondenti: città terrena e città celeste o di dio. Le due città sono sempre mescolate insieme dall’inizio alla fine del tempo senza che una sopraffaccia l’altra. Agostino distingue sei epoche della storia comprese in 3 periodi. Roma è come babilonia in occidente: alla sua origine c’è un fratricidio, quello di Romolo che riproduce quello di Caino, dal quale è nata la città terrena. Le virtù stesse dei romani sono solo apparenti, sono vizi poiché senza cristo la virtù non è possibile. All’idea che le sventure e i mali di Roma sono conseguenze dell’abbandono del paganesimo Agostino risponde dicendo che quei male esistevano già quando il paganesimo era in fiore. Il disegno dell’impero deriva dall’idea superiori della provvidenza. Nella città di dio agostino analizza anche la filosofia pagana e riscontra che Platone ha riconosciuto la spiritualità e unità del divino ma non ha glorificato e adorato dio come tale, anzi ha ammesso il politeismo. Agostino ammette anche che i neoplatonici avevano indubbiamente intravisto il fine dell’uomo e la sua patria celeste ma non avevano capito la via che porta a essa, che i cristiani vedono appunto in cristo. La città di Dio è importante anche per la filosofia della storia: il tempo veniva raffigurato come un cerchio, come un corso circolare e gli avvenimenti si ripetevano sempre. Con la dottrina cristiana il tempo assume una interpretazione lineare. Il succedersi degli avvenimenti separati non è senza senso ma è una totalità dotata di significato e di scopo.