STATI E ISTITUZIONI TRA XVII E XVIII SECOLO

Re_Luigi_XIVLA FRANCIA DI LUIGI XIV

IL GOVERNO PERSONALE DEL SOVRANO

Dopo la morte di Mazzarino, Luigi XIV ha assunto direttamente il potere. Da quel momento nel consiglio superiore non furono più ammessi principi della famiglia reale né alcun altro esponente dell’alta nobiltà. I ministri e i membri dei vari consigli furono scelti tra i magistrati della nobiltà togata e dalla borghesia finanziaria e commerciale. Jean-Baptiste Colbert entrò nel consiglio superiore con il titolo di controllore generale delle finanze e accumulò anche altri incarichi. Colbert sarà il principale collaboratore di Luigi XIV nel tentativo di imporre alla Francia l’uniformità legislativa, amministrativa, fiscale e religiosa e il controllo statale sull’economia e la cultura.

I PROGRESSI DELL’ASSOLUTISMO

Accanto allo stato del re esisteva lo stato dei funzionari e magistrati, Richelieu aveva creato la nuova carica degli intendenti di giustizia, polizia e finanza. Con Luigi XIV gli intendenti divennero una burocrazia permanente che esautorò i vecchi uffici. Un limite all’assolutismo era costituito dal parlamento di Parigi e dal suo diritto di verificare le ordinanze del re e di respingerle con l’atto della rimostranza. Al sovrano spettava sempre il potere di aggirare l’opposizione del parlamento ricorrendo alla procedura del letto di giustizia, ma Luigi XIV andò oltre abolendo il diritto di rimostranza.

LA POLITICA FISCALE

Le guerre ma anche la corruzione avevano provocato un ingente debito pubblico. Colbert riportò il bilancio in pareggio eliminando gli sprechi nelle spese e nella riscossone delle imposte. Non abolì però le numerose esenzioni e le disparità regionali nella distribuzione del carico delle imposte. Nelle regioni meridionali l’imposta diretta aveva come fondamento il valore delle proprietà, al nord gli uffici centrali decidevamo l’ammontare totale dell’imposta. Per le imposte indirette vigeva il metodo dell’appalto: i finanzieri privati riuniti nella ferme generale anticipavano allo stato l’ammontare dell’imposta e poi provvedevano a riscuoterla.

LE GUERRE E IL RITORNO DEL DEFICIT

Dai finanzieri lo stato otteneva il pagamento anticipato delle imposte e i prestiti in caso di guerra. La Francia fu quasi sempre in guerra e sul totale delle spese, spesso più della metà era destinata a finanziare la politica di potenza di Luigi XIV. Il cumulo del debito pubblico salì, furono escogitate nuove tasse, l’obbligo di comprare carta bollata per la stesura di atti, fu introdotta la tassa della capitazione. L’assolutismo fiscale e il peso delle guerre si fecero sentire quasi totalmente sui contadini.

LA CREAZIONE DI CAMPAGNE COMMERCIALI

La politica economica di Colbert si conformò alle pratiche mercantilistiche ma con un maggiore controllo che lo stato intendeva esercitare sulle attività del commercio delle manifatture. Colbert potenziò la flotta commerciale, creò cinque compagnie monopolistiche: del Levante (mediterraneo orientale ottomano), delle indie occidentali (America), del Senegal (commercio schiavi), del Nord (Baltico), delle indie orientali, queste compagnie non furono in grado di competere con quelle olandesi.

GLI AIUTI ECONOMICI ALLA PRODUZIONE NAZIONALE

Per impedire l’ingresso di merci straniere erano stati introdotti gli elevatissimi dazi doganali e i divieti di importazione, questa politica era efficace solo se si sviluppavano all’interno del paese produzioni sostitutive. Colbert concesse aiuti economici ai produttori nazionali ma la sua azione fu limitata quasi esclusivamente a prodotti lussuosi. Lo scopo era quello di sostituire i rinomati prodotti veneziani o olandesi; alle manifatture furono imposte regole che dovevano tutelare la qualità del prodotto. Questo non bastò a impedire il contrabbando mentre ostacolò l’innovazione tecnologica e qualitativa. Il governo si impegnò meno negli investimenti nell’agricoltura, anche la produzione della lana ebbe pochi aiuti. Le migliori riuscite furono la fabbrica di cristalli, vetrerie, arazzi, specchi, mobili e arredi, che ebbero come cliente principale il re e la sua corte.

LA POLITICA RELIGIOSA E LE PERSECUZIONI DEI CALVINISTI

Luigi XIV aveva inizialmente riconfermato l’editto di Nantes ma presto aveva cominciato persecuzioni contro ugonotti. I calvinisti vennero esclusi politicamente egli venne proibita la produzione di libri. Nel 1685 Luigi XIV revocò l’editto, molti ugonotti mantennero in segreto la fede, altri emigrarono in Svizzera, Olanda, Inghilterra e Germania portando con se le loro competenze di artigiani tessili e dando un duro colpo all’economia francese.

IL GIANSENISMO E IL GALLICANESIMO

Luigi XIV combatté anche il giansenismo; i giansenisti avevano un severo rigore morale, sostenevano tesi vicine al calvinismo, questo li mise in contrasto con il papa. Luigi XIV combatté anche con il papa sostenendo il gallicanesimo che affermava l’indipendenza da Roma della chiesa francese. Nel 1682 l’assemblea del clero francese approvò un testo che escludeva ogni potere del papa nelle materie temporali. Questo testo divenne legge aprendo un lungo conflitto con la chiesa.

TRASFERIMENTO DELLA CORTE A VERSAILLES

Nel 1682 Luigi XIV trasferì la sua corte nel palazzo di Versailles e il governo. Spostando nobili e grandi famiglie a Versailles, viziandoli con lusso e ozio della corte, Luigi XIV neutralizzò l’ultima opposizione, quella della nobiltà di sangue.

 

 

 

LA MONARCHIA PARLAMENTARE INGLESE

IL SISTEMA POLITICO INGLESE

Maria Stuart e Guglielmo III morirono senza lasciare figli presentando una crisi dinastica. La successione toccò a Anne, sorella di Maria. Potevano farsi avanti le aspirazioni della vecchia dinastia Stuart ma ogni eventuale pretesa fu tacitata da un intervento del parlamento: la legge di successione. Dopo Anna la corona sarebbe passata alla principessa sofia. Questa legge fu segno della potenza raggiunta dal parlamento e del ruolo di fattore di stabilizzatore che aveva assunto. I sovrani mantennero comunque il potere di governo e di nominare e licenziare i ministri.  Con il diritto di nominare i lord, il re aveva inoltre un certo controllo sulla camera alta, nella quale sedevano i lords. Un vero sistema parlamentare cominciò ad affermarsi solo nel settecento, tuttavia si svolgevano ampi dibattiti nella camera dei comuni e il re riferiva al parlamento l’attività del governo.

LA COSTITUZIONE E LA LEGGE ELETTORALE

Se pure la sovranità restava al monarca, essa non era assoluta perché limitata dalla costituzione inglese.  Non venne mutata la legge elettorale: la camera dei comuni fu eletta da un corpo elettorale di circa il 15% della popolazione maschile. Il diritto di voto era riconosciuto a due diverse categorie sulla base della proprietà e dello status sociale: a coloro che godevano di una piena proprietà terriera con una rendita di almeno 40 scellini l’anno e ai membri delle corporazioni.

I MAGGIORI RAGGRUPPAMENTI POLITICI

La vita politica inglese dipese da due raggruppamenti dei whigs e dei tories. Sul finire del XVIII secolo da essi sarebbero sorti i partiti liberale e conservatore. Per tutta la prima fase della loro storia W e T erano solo unioni fluide fra deputati, prive di basi organizzate al di fuori del parlamento e soggetti a forti condizionamenti da parte del sovrano. Tutti i deputati erano del ceto dei proprietari terrieri. I T rappresentavano la pura proprietà terriera mentre i W rappresentavano il moneyed interest essendo maggiormente coinvolti nel commercio, nei prestiti e nella cura economica agronomica delle campagne. Nel parlamento figuravano anche dei professionisti (avvocati, militari, funzionari civili). I T rifiutavano l’idea di una sovranità condivisa fra re e parlamento, volevano una monarchia di diritto divino, erano rigidi difensori della chiesa anglicana e mostravano una spiccata avversione per le sette non conformiste, la cui libertà di culto era difesa dai W. T e W concordavano solo nell’opporsi alla libertà dei cattolici.

LA DINASTIA TEDESCA DEGLI HANNOVER

Sofia di Hannover mori nel 1714 e la corona di Inghilterra passo a suo figlio Giorgio I. il nuovo sovrano era del tutto estraneo alla vita politica d’Inghilterra e continuò a sentirsi duca di Hannover e ignorava l’inglese. L’arrivo di Giorgio I fu gradito ai W perché credevano che il potere del parlamento si sarebbe rafforzato, lasciò invece insoddisfatti i T preoccupati che Giorgio non fosse capace di rivestire il ruolo di capo della chiesa anglicana e che subordinasse gli interessi d’Inghilterra a quelli di Hannover.

 

 

 

SPAGNA E ITALIA

UNA POTENZA DI SECONDO PIANO

Dopo il fallimento delle riforme di Olivares, Filippo IV rinunciò a eliminare i privilegi fiscali e le autonomie amministrative della catalogna e dell’Aragona. La spagna impoverita dalla perdita del portogallo e dall’esito delle guerre con olanda e Francia, dopo il 1660 era una potenza di secondo piano.  Vi era decadenza in artigianato e commercio, l’unico bene sicuro era la terra ma l’agricoltura era arretrata; solo i vasti latifondi erano in grado di assicurare lo stile di vita dei nobili. Quando Filippo IV morì la corona passò al figlio Carlo II che era debole di carattere e non in grado di lasciare una discendenza.

GLI STATI ITALIANI NELLA POLITICA INTERNAZIONALE

Limitata rimase la capacità degli stati minori italiani indipendenti dalla spagna di avere un ruolo nella politica internazionale. Qualche iniziativa fu presa dai medici o dal papa. Ferdinando duca di toscana fece sposare la sorella Maria al re di Francia Enrico IV. Papa urbano VIII e Innocenzo X provocarono una lunga guerra per il feudo laziale di Castro.Venezia aveva ancora molti interessi politici ed economici nell’adriatico e nel mediterraneo. Dopo la battaglia di Lepanto Venezia era uscita dalla lega antiturca e stringeva patti segreti con il sultano ottenendo in cambio diritti di commercio sull’impero ottomano. Venezia mantenne per un periodo creta e poi la perse nel 1669 perdendo con il sultano, prese però il Peloponneso nel 1683 e lo tenne fino al 1718.

LE AMBIZIONI DEI SAVOIA

I duchi di Savoia tentarono di svolgere una politica indipendente dalla spagna ponendosi obbiettivi espansionistici e creando una forza militare. Carlo Emanuele I passò dall’alleanza con la spagna a quella con la Francia e con il trattato del 1610 la Lombardia doveva andare sotto i Savoia, ma non ebbe esecuzione. Il duca tentò allora di prendere il Monferrato ma incontrò l’ostilità della spagna e si fermò.

L’INFLUENZA FRANCESE

La Francia stava sostituendo la spagna come potenza egemone sull’Italia. I Savoia erano in una condizione di sudditanza con la Francia. Luigi XIV prese Pinerolo e la fortezza di casale, puntò alla Sicilia ma abbandonò in seguito. Luigi XIV portò la repubblica di Genova a metter fine all’alleanza con la spagna minacciando Genova e bombardandola per 5 giorni.

 

 

 

 

L’IMPERO TEDESCO E L’ASCESA DELLA PRUSSIA

FRAMMENTAZIONE ECONOMICA DELLA GERMANIA

La Germania uscì distrutta dalla guerra dei trent’anni, si trovò subordinata produttivamente e commercialmente a Francia, Olanda e Inghilterra. La debolezza del mercato interno era dovuta dalla frammentazione politica del territorio. Non c’era la possibilità di una transizione regolare delle merci perché mutava continuamente la sovranità territoriale, immettendo a ogni passo nuovi dazi; era poco fruttuoso quindi produrre un mercato distante.

L’ASSETTO POLITICO DOPO LA PACE DI WESTFALIA

La pace di Westfalia divenne parte integrante della costituzione della Germania. Tale costituzione aveva garantito il pluralismo confessionale e la pace religiosa. Circa 350 entità politiche furono promosse in stati dotati di piena sovranità interna e nella politica estera. La Germania rinunciava definitivamente a diventare uno stato unitario, avendo conservato il debole sistema di governo incentrato sulla dieta. All’assemblea dell’impero partecipavano, riuniti in tre camere separate, gli otto principi elettori, i principi laici ed ecclesiastici e le 51 città libere. La dieta era incapace di prendere e imporre decisioni davvero importanti. L’impero non una propria fiscalità e il solo organo di rilievo era una tribunale che si rendeva utile risolvendo controversie fra gli stati.

LE INFLUENZE STRANIERE SULLA GERMANIA

Sulla Germania nord-orientale crebbe l’influenza della Svezia che insieme alla Danimarca era uno dei due stati stranieri ammessi alla dieta. La pace di Westfalia aveva vietato alla Francia di fare parte della dieta ma fino al settecento l’intera Germania fu soggetta all’ascendente della Francia: il francese era la lingua colta, i principi cercarono di riprodurre l’assolutismo e le istituzioni francesi, comprese la corte e i palazzi.

I MAGGIORI STATI TEDESCHI

Gli Asburgo rappresentavano la maggiore potenza tedesca, i possessi austriaci e boemi facevano parte dell’impero mentre il regno di Ungheria era escluso. La Germania includeva 5 stati grandi internazionalmente: Baviera, palatino, Sassonia, Hannover, ducato di Brandeburgo.

UNO STATO MILITARISTA

Il Brandeburgo-Prussia era uno stato povero e poco popolato. Federico Guglielmo era calvinista e regnava su sudditi luterani, la tolleranza era la norma del suo ducato, l’accoglienza offerta agli ugonotti esuli dalla Francia era motivata demograficamente e economicamente ma aveva alla base la tolleranza religiosa. Il suo ducato puntava sulla forza militare per supplire alla debolezza economica. L’obbiettivo era quello di tenere sempre attivo l’esercito composto da sudditi arruolati forzatamente e da mercenari. Il ducato si inseriva in tutti i conflitti europei ricavando sempre territori e vantaggi politici e l’elevazione della Prussia a regno nel 1701.

MILITARISMO E ASSOLUTISMO

Mantenere l’esercito fu la principale ragione dell’instaurazione dell’assolutismo, con l’avvio dell’unificazione fiscale e amministrativa dei vari possessi e la creazione di una burocrazia obbediente ed efficiente. Gli Hohenzollern avevano sempre governato condividendo il potere con l’assemblea dei ceti, con Federico Guglielmo le città dovettero rinunciare ai loro privilegi. Il ceto degli junker perse influenza politica e fu compensato con un’ampia libertà di aggravare la condizione di servitù sulle masse contadine, si avviò a diventare una vera e propria casta, ma totalmente sottomessa ai sovrani e tenuta all’obbligo e all’onore di fornire gli ufficiali per l’esercito e i vertici della burocrazia statale. Federico volle prendere a modello la Francia di Luigi XIV nell’organizzazione della corte, nella costruzione del palazzo reale di Berlino e nella promozione delle arti e della cultura. La crescita della capitale del Brandeburgo dipese dal fatto che li erano alloggiate le truppe. Lo stile francese della corte cambiò con l’avvento di Federico Guglielmo I che impose uno stile militare, occupando la sua attenzione sull’esercito e sulle finanze, eliminando ogni spesa che non servisse direttamente all’esercito.

 

 

 

 

IL NUOVO IMPERO AUSTRIACO E LA RUSSIA DI PIETRO IL GRANDE

LA RIPRESA DELLA GUERRA SULLA FRONTIERA ASBURGICO-OTTOMANA

Nella regione danubiana c’era da una parte il regno di Ungheria e dall’atra gli ottomani che si puntavano su Vienna ricominciando una spinta espansionistica. Leopoldo I radunò un esercito per fronteggiare gli invasori, lo scontro avvenne sul fiume raab nel 1663 e si risolse con una sconfitta dei turchi

L’ASSOLUTISMO ASBURGICO E LA RIVOLTA IN UNGHERIA

Le due pari stabilirono una tregua di 20 anni. Il trattati di Vestfalia aveva segnato la fine delle pretese espansionistiche degli Asburgo sulla Germania. Dopo la morte di Ferdinando III la corona passò a Leopoldo I che riuscì a ristabilire il prestigio della dinastia sui principi tedeschi e a consolidare la sovranità su Austria, Boemia e Ungheria. In Ungheria Leopoldo concentrò la sua azione controriformista e assolutista. Una parte della nobiltà si ribello appoggiandosi al gran visir ottomano ma a congiura venne scoperta e l’Ungheria occupata. La tolleranza per l’eresia protestante fini: vi fu un processo di restaurazione del cattolicesimo e di germanizzazione del paese. Alcuni nobili si ribellarono in Slovacchia e Leopoldo I dovette riconceder la tolleranza religiosa e restituendo i poteri all’assemblea degli stati ungheresi.

L’INVASIONE DELL’AUSTRIA E L’ASSEDIO DI VIENNA

Lo sforzo militare turco aveva cambiato direzione, invase la Polonia e ucraina poi i turchi vennero sconfitti dai polacchi. Poi puntarono nuovamente su Vienna, allestendo una enorme esercito, affianco all’esercito il gran visir si portò dietro l’intera corte indebolendo l’armata. A Vienna c’erano le migliori difese dell’epoca, l’assedio turco infatti fu lunghissimo concedendo a Vienna di riorganizzarsi e contrattaccare sconfiggendo i turchi.

VITTORIA AUSTRIACA E LA RICONQUISTA DELL’UNGHERIA

Gli Asburgo sfruttarono la vittoria riprendendo Budapest e l’Ungheria orientale e la Transilvania, mentre non riuscirono a mantenere Belgrado. Nel 1699 si firmò la pace di carlowitz, con la quale il sultano cedeva i territori già persi sotto il controllo asburgico.

RIORGANIZZAZIONE DELL’IMPERO ASBURGICO

Gli Asburgo recuperarono il loro prestigio come baluardi della cristianità e guadagnarono molti territori. Le vittorie furono l’occasione per creare un nuovo impero con caratteristiche nuove. Leopoldo cambiò la costituzione ungherese: la corona diventò ereditaria e il diritto dei signori di insorgere fu eliminato. L’Ungheria rimaneva uno stato separato ma era sotto il potere asburgico, il protestantesimo non fu più tollerato e la nobiltà magiara si convertì al cristianesimo convinta dall’offerta di cariche e onori. I possedimenti asburgici avevano carattere multietnico: c’erano ampie minoranze di sudditi non tedeschi o minoranze calviniste e luterane che ottennero la tolleranza.

TENTATIVO DI RIVINCITA DEGLI OTTOMANI

I turchi pensavano di poter cancellare una parte del trattato di Carlowitz entrando in guerra con Venezia; così facendo l’Austria entrò nel conflitto e sconfisse più volte i turchi. Con il trattato di Passarowitz l’impero asburgico si ampliò ancora prendendo Belgrado e la Serbia. L’impero ottomano riprese Belgrado ma era in evidente declino.

L’INVASIONE RUSSA VERSO ORIENTE

Nel 1613 Michele Romanov chiuse in Russia un periodo di ribellioni, la nuova dinastia puntò l’espansione russa verso oriente dove c’era commercio di castori e animali da pelliccia. Con l’arrivo di mercanti, imprenditori e esperti in miniere e metallurgia la Russia iniziò a eliminare il suo isolamento.

LA RIFORMA RELIGIOSA

In Russia la religione viene riformata: i testi sacri erano pieni di errori e i rituali influenzati dalla tradizione, dai rapporti con Istanbul derivò il tentativo di riforma e purificazione. Questo trovò l’opposizione dei vecchi credenti che crearono una chiesa scismatica.

PIETRO IL GRANDE

Pietro succeduto a Fëdor III, suo fratello, attuò una politica di apertura e rinnovamento: viaggiò in Europa visitando fabbriche e cantieri; tornò in Russia accompagnato da esperti di ogni tipo per realizzare in pochi anni una trasformazione della Russia. Creò un esercito fisso, rafforzò la flotta, aprì fabbriche di armi e miniere di ferro, introdusse la numerazione araba e riformò il calendario.

UNA MODERNIZZAZIONE FORZATA

Pietro impose la modernizzazione, ma i suoi metodi restarono quelli dell’autocrazia, nella quali tutti erano servi per lo zar. Pietro decimò gli strelizzi, trasformò i servi rurali in manodopera industriale combatté il prestigio del clero ortodosso, trasformò i nobili in una classe al servizio dello stato tenuta a dedicarsi a funzioni militari, giudiziarie e amministrative e impose la moda occidentale.

FONDAZIONE DI SAN PIETROBURGO

La politica di occidentalizzazione fece sorgere la necessità di cambiare capitale, la nuova capitale doveva essere aperta all’influenza occidentale e rivolta verso di essa: la sola posizione possibile era sulla foce del fiume Neva, il territorio però era paludoso e non adatto. La terra venne bonificata e la città venne costruita in 10 anni. I trasferimenti alla città furono forzati.